Castelletto Ticino e Cavaglio d’Agogna: nuovi restauri grazie a FCN

Due i nuovi progetti approvati sul Bando “Patrimonio di Comunità” di FCN.

Si tratta del Restauro dell’Altare e della tela della Cappella di San Giuseppe nella Chiesa parrocchiale di San Mamante promosso dalla Parrocchia San Mamante di Cavaglio d’Agogna e del progetto I Visconti e il Barocco nella chiesa di Santa Maria di Egro promosso dalla Parrocchia Sant’Antonio Abate di Castelletto Ticino.

I due progetti ricevono un contributo complessivo di 48.500 euro.

I beni culturali sono l’eredità che proviene dal nostro passato – commenta il Presidente FCN Prof. Davide Maggie di cui possiamo godere oggi ma che, si spera, potremo trasmettere alle generazioni future. Il patrimonio architettonico, culturale e artistico di un territorio è testimonianza di vita e di storia e anche fonte d’ispirazione che restituisce alla comunità identità e i valori. La cultura e i suoi beni non possono essere protetti solo da leggi e regolamenti: in prima linea ci devono, sempre, essere le persone.

Restauro dell’Altare e della tela della Cappella di San Giuseppe - Parrocchia San Mamante di Cavaglio d’Agogna

Della chiesa parrocchiale di San Mamante di Cavaglio D’Agogna, consacrata dal vescovo Bascapè nel 1596, non si conosce l’epoca certa di costruzione. L’edificio, in origine alquanto modesto, a partire dalla metà del XVIII secolo subisce importanti interventi di ristrutturazione che lo portano, tra il 1728 e il 1732, ad assumere le sue fattezze attuali. Le dimensioni raddoppiano e gli altari divengono cinque: due per lato oltre all’altare maggiore, realizzato a conclusione dei lavori di ampliamento. La seconda cappella di destra, oggetto del restauro, è detta degli Agonizzanti o di San Giuseppe. Il nome si deve al tema riprodotto sul quadro collocato sopra l’altare ligneo, raffigurante la Morte del Giusto, protetto dal santo.

Scopo del progetto è quello di restaurare la tela e l’altare ligneo che gli fa da cornice, grazie alle due colonne tortili laterali, sormontate da una trabeazione che reca al centro la colomba dello Spirito Santo con raggi e due puntini ai lati.

L’altare nel complesso appare ben conservato, pur avendo subito numerosi interventi di ridipintura e la tela si presenta in un precario stato conservativo: numerose sono le perdite di colore ed è chiaro un processo di decoesione di tutti gli strati pittorici.

La tela è interessata da grossi tagli e grandi pieghe – spiegano le restauratrici Katia Negri e Gabriela Monzaniha perso il suo tensionamento corretto sul telaio e, inoltre, presenta numerose ridipinture che ne alterano la leggibilità. Le numerose riprese di colore interessano anche l’altare ligneo barocco che, per alcuni tratti, si rende visibile nelle raffinate cromie seicentesche. Il lavoro prevede nuove tecniche di restauro: sarà evitata la foderatura completa della tela, preferendo l’inserimento di fasce perimetrali e le metodologie, nella fase di pulitura, prediligeranno l’utilizzo di solvent gel e supportanti, per evitare un grosso apporto di umidità.

I Visconti e il Barocco nella chiesa di Santa Maria di Egro - Parrocchia di Sant’Antonio Abate di Castelletto Ticino

Collocata all’interno del cimitero cittadino, la chiesa di Santa Maria di Egro sorge su un preesistente luogo di culto, di cui non si conosce l’epoca di fondazione, ma che, all’inizio del 1600, si trovava già in pessime condizioni. Per questi motivi, se ne decise la sostituzione e, nel 1612, viene posata la prima pietra del nuovo edificio. La nuova chiesa ha pianta basilicale ed è suddivisa in tre navate. Al fondo della navata laterale di destra, si trova la cappella dedicata a San Giuseppe, che, nel 1635, viene concessa ai Visconti di Ornavasso.

Ricca di stucchi, che si svolgono tutto attorno all’altare e adornano il cornicione che suddivide la volta rettangolare divisa in quattro vele, la cappella propone alcuni elementi architettonici e storici di notevole valore. Fra questi spiccano, sulla parete di sinistra, l’affresco che rappresenta lo Sposalizio della Vergine e, sulla parete di destra, le lapidi della famiglia Visconti.

La parete di fondo si presenta interamente a stucco: sulla lunetta sono presenti due angeli con al centro lo stemma visconteo.  Scopo del progetto è porre mano a un restauro complessivo della cappella, rimediando al deterioramento causato da vecchie infiltrazioni di acqua, dagli incauti interventi di restauro, dalle lesioni e dai buchi di vecchi chiodi sparsi sulle sue superfici.

La Chiesa di S. Maria – concludono le restauratrici incaricate del progetto Katia Negri e Gabriela Monzani – riveste un alto valore simbolico che necessita di una riscoperta, di un recupero e di una valorizzazione sia della struttura materiale, sia della memoria storica. Spesso, è la storia di questi luoghi di culto considerati “minori” a rivestire un’importanza fondamentale per mantenere e rafforzare i legami di una comunità che, con il territorio, trova sempre meno punti di riferimento.